La Villa

La villa fa parte di quel sistema di strutture rurali gentilizie di sfruttamento agricolo del territorio, tipico dell’insediamento della nobiltà veneziana nel comprensorio dei Colli Euganei.

Il primo impianto architettonico risale al XVII° secolo a opera dei Gussoni, famiglia patrizia veneziana. Passata di proprietà in proprietà subì vari cambiamenti, per essere lasciata in totale abbandono fino a quando, all’inizio dell’800, fu acquistata dall’Abate Giuseppe Barbieri che, attratto dalla bellezza ideale per la tranquillità e la beata solitudine che ricercava, volle eleggerla a propria dimora, dedicandosi alla poesia e agli studi oratori.

A lui si devono l’accurato restauro e le ultime modifiche strutturali apportate all’edificio e conservate nel tempo dalla famiglia Verson, che l’acquistò dopo la morte dell’Abate Barbieri, e ne è tuttora proprietaria e custode.

La villa, introdotta da un viale di secolari ippocastani al quale si accede dalla cancellata in ferro, si adagia sul poggio della Mira a piani degradanti, abbracciando nella sua totale estensione il giardino all’italiana scandito dai disegni geometrici delle siepi di bosso.

Il prato che la precede – il brolo – posto sul livello più alto e costellato da rosai dai colori più preziosi e dalle profumazioni più intense, è accessibile attraverso una scalinata in pietra ed è sostenuto da un muro di pietra a ovest, che si affaccia sulla valletta dove sono posti a dimora vigneti, ulivi e alberi da frutta, mentre tutto intorno fa da corona un fitto bosco ceduo, che inibisce queste coltivazioni alla vista dei passanti.

L’impianto architettonico

L’impianto architettonico seicentesco è costituito da un corpo centrale rialzato su una scalinata balaustrata – valorizzata a lato da un grazioso pozzo – che sottolinea la simmetria verticale della facciata, culminante con il timpano e le tre sottostanti cartelle tamponate.

Le linee orizzontali semplici e armoniose sono scandite prevalentemente dalle forometrie delle finestre e da due graziosi balconi a est e ad ovest dell’entrata; le annesse ali di periodo più tardo – con buona probabilità attribuibili all’intervento del Barbieri – offrono una chiara lettura della destinazione d’uso dell’abitazione.

“Tutto è armonia, serenità, dolcezza, cromatismo ponderato, gli stessi filari di vigne, collocati con sapiente dovizia, assecondano nel loro andare le linee del colle, scendendo e piegandosi, così come la curvatura chiama; non preminenti, né più celati. Tali come sarebbero i righi sulla carta da musica disegnati perchè il vento vi suoni le sue arie con infinite variazioni armoniche.”

Veglie Tauriliane, Giuseppe Barbieri